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 Come nasce il suo lavoro?
Nasce nel 1999, quando un amico mi chiese di creare un’etichetta per un Chianti per la sua
azienda: è stato un puro esercizio di composizione stilistica, stemma storico della famiglia e un
titolo evocativo di un podere della tenuta vinicola.
Il secondo invece è stato un elogio al minimalismo: un viaggio in Friuli con “Focus” di Volpe Pasini.
Un bersaglio fatto da tre cerchi circocentrici, ma morbidi come la morbidezza che è la peculiarità
del Merlot e naturalmente rotondi come la caratteristica rinomata di questo vitigno.

 Che cosa vuol dire disegnare un’etichetta?
Raccontare una storia autentica per divulgare l’identità del brand, la cui chiave di lettura è
l’empatia.
La nostra memoria tende a ricordare più le emozioni che i dati: l’etichetta deve raccontare storie
che facciano capire “chi” è il brand e perché il vino ha qualcosa in più, radici profonde e una storia
che è un plus invidiabile.

 Quali valori racconta?
L’etichetta è un racconto di una affascinante storia di passioni. L’etichetta parla di territorio e dei
personaggi che hanno creato quelle magiche alchimie rosso rubino e giallo oro.
Se l’etichetta riesce a raccontare coerentemente questi elementi, allora sarà l’espressione di un
linguaggio autentico, con radici fortemente legate alla tradizione ed al territorio.

 Quali competenze occorre avere per creare un’etichetta?
Sono un architetto e la mia formazione mi guida ogni volta a pormi davanti a un nuovo progetto in
modo storico-analitico; svolgo ricerche storico-iconografiche per individuare elementi validi che le
etichette andranno a raccontare e rappresentare.
Ma l’ingrediente fondamentale è naturalmente la creatività.